Il Cercis è tra i primi alberi a fiorire all’arrivo della primavera, diventando un vero e proprio annuncio visivo del risveglio della natura. Prima ancora che compaiano le foglie, i suoi rami spogli si ricoprono di piccoli fiori rosa-violacei che sbocciano direttamente dal legno, trasformando l’albero – tra marzo e l’inizio di aprile – in una nuvola colorata. Questa fioritura precoce ha un forte valore simbolico: rappresenta la rinascita dopo il silenzio e la morte dell’inverno, proprio come la Pasqua celebra la vita che vince sulla morte. Il fatto che i fiori emergano dal legno nudo – fenomeno botanicamente chiamato “cauliflorìa”, di cui puoi vedere un esempio nella foto a destra – quasi in contrasto con l’aspetto secco e dormiente dell’albero, richiama l’idea di una vita che rinasce anche dove sembrava esserci solo la fine.
Forse solo l’olivo e la palma, tra le piante, hanno stretto un legame simbolico ed iconografico con il periodo e la tradizione pasquale più forte ed indistruttibile di quello del Cercis. La specie più rappresentativa di questo genere appartenente alla famiglia delle Fabaceae, il Cercis siliquastrum, meglio conosciuto come “albero di Giuda”, porta con sé un significato biblico intenso e complesso, intrecciando la sua bellezza primaverile con una leggenda che affonda le radici nel racconto evangelico del tradimento di Giuda Iscariota. Una leggenda che, giunti a pochi giorni dalla Pasqua, vogliamo raccontarvi nel nostro blog…
Leggenda e simbolismo dell’albero di Giuda
Tutti conosciamo l’episodio del tradimento di Gesù, pochi forse ricordano cosa ne fu, in seguito, dello stesso Giuda. Tra gli Evangelisti, in realtà, solo Matteo racconta il suicidio di quest’ultimo in modo esplicito:
“Allora Giuda, che lo aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani… E, gettate le monete nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi” (Matteo 27,3-5).
Ci troviamo, secondo la tradizione, nella serata tra il Giovedì Santo (Ultima Cena e tradimento) e il Venerdì Santo (crocifissione di Gesù). Per la verità Matteo non specifica se Giuda si tolse la vita impiccandosi, né tantomeno al ramo di quale albero lo fece: tuttavia, nella tradizione cristiana medievale e popolare, si consolidò, tramandandosi fino ai giorni nostri, la credenza che l’albero su cui Giuda si impiccò fosse proprio un Cercis siliquastrum.
Questa associazione ha dato vita al nome comune “albero di Giuda”, che in realtà potrebbe più semplicemente derivare anche da una deformazione di “albero della Giudea”, poiché il Cercis era molto comune nella regione della Giudea, in Palestina. Secondo la leggenda, poi, prima del tradimento l’albero produceva fiori bianchi, simbolo di purezza: dopo l’atto disperato di Giuda, per la vergogna, avrebbe però cambiato per sempre il colore dei suoi fiori in rosa o porpora, richiamando il sangue e il dolore, a imperitura memoria dello sconsiderato gesto.
Il Cercis è così diventato un simbolo ambivalente della Pasqua di Resurrezione: da un lato richiama il peccato, il rimorso e la colpa; dall’altro, la sua fioritura precoce e abbondante nel periodo pasquale lo rende anche simbolo di speranza, rinascita e misericordia. In questa chiave, l’albero di Giuda è un potente segno della fragilità umana, ma anche della possibilità di redenzione e bellezza che segue al pentimento.
Il Cercis come pianta ornamentale
Il Cercis è oggi presente con diverse specie e moltissime cultivars (varietà) anche in Floricoltura, dove proprio in questi giorni fanno bella mostra di sé in vivaio con una trionfale fioritura, mentre cominciano a fare capolino le prime foglie. Tra le varietà oggi più diffuse a livello ornamentale, oltre al Cercis siliquastrum (l’originale “albero di Giuda”) abbiamo Cercis chinensis e Cercis canadensis, entrambe affascinanti ma profondamente diverse tra loro dal punto di vista estetico e botanico.
Cercis siliquastrum, tipico del bacino mediterraneo, colpisce per il suo aspetto rustico e “antico”: rami contorti, tronco irregolare e una struttura naturale che evoca paesaggi biblici o i giardini monastici. Guardate l’albero nella foto qua sopra, che si trova nel cuore di Roverè della Luna: difficile stimare quanti anni possa avere, certamente se non un centinaio poco ci manca… quanto alla bellezza, all’eleganza del portamento e alla monumentalità di questa meraviglia, c’è poco da aggiungere.
Molto diverso è l’aspetto del Cercis chinensis, originario dell’Estremo Oriente: a differenza del suo “cugino” mediterraneo, si presenta con un portamento più compatto, quasi arbustivo, e un’eleganza più raffinata. I suoi fiori sono spesso più grandi, più pieni, con tonalità di rosa acceso che virano talvolta al fucsia, e sembrano disposti con maggiore delicatezza sui rami. È una pianta che si presta bene a piccoli giardini o alla coltivazione in vaso, e trasmette un’idea di grazia e armonia molto in linea con la tradizione estetica cinese. Meno teatrale del siliquastrum, ma più “intimo”, si inserisce perfettamente in contesti raccolti o spazi meditativi, dove la bellezza si osserva da vicino.
Infine, troviamo il Cercis canadensis, originario del Nord America: è la specie più versatile e “moderna”, grazie anche alla grande varietà di cultivar selezionate per l’uso ornamentale. Esteticamente, il canadensis si distingue per la forma più ordinata e simmetrica della chioma, e per il fogliame spesso appariscente: alcune varietà offrono foglie larghe e cuoriformi di un intenso color porpora, altre si tingono d’oro. I fiori sono in genere più chiari, tendenti al rosa tenue o lilla, e ricoprono fittamente i rami in primavera. È un albero che cambia volto nel corso delle stagioni, offrendo interesse ornamentale non solo durante la fioritura ma anche in estate e autunno. Perfetto per giardini contemporanei o progetti di paesaggismo, unisce estetica e resistenza.
Speriamo che questo breve racconto vi sia piaciuto, e vi invitiamo a venire a trovarci in serra per scoprire la bellezza di questo leggendario albero.