Alzi la mano chi trova carini i vasi da vivaio, in plastica nera o color terracotta o bianco… Per le piante d’appartamento sono proprio cheap, e spesso la soluzione è un rinvaso in un vaso decorativo (attenzione che abbia i fori di drenaggio sul fondo!). Ma i rinvasi, se il nuovo acquisto non sta veramente molto stretto, fra ottobre e febbraio sono da evitare. E allora, insieme alla pianta comprate anche un bel coprivaso décor, scegliendolo fra le centinaia che trovate nei Centri di Giardinaggio.
Décor al top
I coprivasi o cache-pot (o, erroneamente, portavasi) sono tutti privi di fori sul fondo. Nel Centro Giardinaggio osservate bene che cosa state acquistando: “con fori” significa che potete inserirci la zolla; “senza fori” significa che la pianta deve rimanere nel vaso (anche da vivaio) e questo va messo dentro nel coprivaso. I fori di drenaggio, infatti, evitano che l’acqua si accumuli sul fondo del vaso facendo marcire le radici.
I coprivasi mascherano bene gli anonimi vasi in plastica da vivaio: ne esistono di bellissimi, riccamente decorati o colorati, di sapore etnico o rustico, elegante o minimale, che ben si abbinano con l’arredamento domestico, nei più diversi materiali (dalla plastica alla ceramica smaltata, dalla maiolica alla lacca, dall’ottone al rame e allo zinco, dal legno ai vimini, dal cocco alla canapa, dal cotone alla rafia, dal vetro al nylon ecc.) e per tutte le tasche. Tenendo presente che, se ben trattati, i materiali più duri resistono per decine d’anni. Oltre ad arredare, eliminano spesso la necessità del sottovaso per raccogliere l’acqua d’irrigazione e le particelle di terra che fuoriescono, se sono in materiali rigidi.
Coprivaso in materiali inorganici
La plastica è ricca di virtù: è la più economica, spesso molto decorata o elegante, leggerissima, inalterabile, durevole, facilmente lavabile e disinfettabile, ora quasi sempre riciclata e riciclabile. Due i punti deboli: se cade, spesso si rompe; e trattiene moltissimo l’umidità attorno al vaso e al pane di terra, quindi bisogna essere molto accorti con le annaffiature.
Il metallo (rame, zinco, acciaio, ottone, alluminio ecc.) ha gli stessi pregi della plastica, con in più l’indistruttibilità (ma se cade si ammacca). Uno svantaggio è lo stesso: tende maggiormente a trattenere l’umidità; poi costa più della plastica, anche in base al tipo di lavorazione e decoro che presenta, e può pesare moltissimo (alluminio escluso), a seconda del materiale.
Ceramica e maiolica vengono smaltate per renderle impermeabilizzate. Colori e decori possono essere favolosi, e per questo spesso costano molto, anche per la lavorazione che può essere artigianale. Pesano molto: tenetene conto se dovranno stare su una mensola. E se cadono vanno in mille pezzi. Però si possono pulire facilmente e disinfettare a fondo, e trattengono un po’ meno umidità dei materiali precedenti.
Il vetro è un materiale inerte super-ecologico che può diventare molto decorativo se è colorato, soffiato o lavorato. Quello trasparente è l’unico adatto ad accogliere i vasetti delle orchidee epifite come la Phalaenopsis, perché le radici devono vedere la luce naturale. Lavabilissimo e disinfettabile, deve anzi essere pulito spesso perché gli schizzi d’acqua si notano subito. Può essere leggerissimo o pesantissimo, dipende dallo spessore. Trattiene l’umidità quanto la ceramica.
Coprivaso in fibre naturali
I materiali naturali (sopra elencati) sono i migliori, perché non trattengono un’umidità eccessiva, sono leggeri. Il rovescio della medaglia sta nella loro deperibilità: proprio perché organici, sono soggetti a degradarsi, soprattutto sul fondo dove finisce l’acqua. Andrebbero usati ponendo un sottovaso a misura del vaso per trattenere il liquido senza che si spanda fuori dal coprivaso sul mobile di appoggio. Inoltre non sono facilmente pulibili (solo con una spugnetta imbevuta d’acqua), né disinfettabili, il che potrebbe propagare malattie e parassiti da una pianta alla successiva che viene ospitata. Il prezzo di vendita però è in genere basso, e quindi si possono sostituire piuttosto facilmente.
Precauzioni per l’uso
Il primo tallone d’Achille dei coprivasi in materiali inorganici è l’eccesso di umidità che trattengono attorno alla zolla: un po’ va bene, ma c’è il rischio che, col passare dei mesi, diventi eccessiva. Ovviamo al problema scegliendoli di due misure in più rispetto ai vasi che dovranno accogliere: in questo modo ci sarà un’intercapedine d’aria che permette al vaso di “traspirare” (la plastica non traspira, ma perlomeno non si riempie di condensa se ha un giro d’aria attorno) eliminando almeno una parte dell’umidità in eccesso.
Il secondo punto debole, valido per tutti i materiali dei coprivasi, è il ristagno d’acqua sul fondo che, a lungo andare, crea l’ambiente favorevole ai marciumi radicali. Allora, utilizzateli ricordandovi, dopo 15 minuti dall’annaffiatura, di estrarre ogni pianta dal suo coprivaso per svuotarlo del residuo di liquido.